Spesso mi capita di dire a chi mi circonda nella vita di tutti i giorni, che ogni tanto è bene guardar oltre il  proprio naso.

E’  con immenso piacere quindi, che ho partecipato giovedì scorso alla  RTO della sezione che ci ha visto onorati della presenza di Andrea Fossati, mental coach nello sport, e ci ha permesso di andare oltre quello che è il regolamento del calcio,nostro pane quotidiano.
EX  arbitro arrivato in Eccellenza, della sezione di Novi Ligure, Andrea ci mette davanti ad una realtà che viviamo tutti i giorni forse poco consapevolmente.
Obiettivo del relatore, farci capire cosa sia realmente il suo lavoro, quanto possa venirci utile nella nostra carriera da arbitri e non solo, e quanto possa aiutare atleti in ogni sport ad ottenere risultati.
Fondamentale, spiega Andrea, è porsi degli obiettivi smart, ovvero specifici, misurabili20180125_210504, arrivabili, rilevanti e che tengano conto del fattore tempo.
Suo ruolo nel seguire gli atleti, è allenare le loro menti ad utilizzare nella maniera corretta tutto quello che riguarda la comunicazione: paraverbale, non verbale, verbale.
Durante la serata, Andrea si confronta in maniera molto serena con i presenti, dimostrandosi molto disponibile ad un dialogo aperto e chiarificatore.
Esempio vivente di cosa significhi avere una notevole leadership, spiega più volte che lui lavora quindi sulle prestazioni, insegna a distinguere lo stress buono da quello cattivo, il primo importante per ottenere risultati positivi, provando anche emozioni e accrescendo la propria autostima.
Ogni cosa che dice, la rapporta al lavoro che facciamo, allo sport che facciamo.
Noi arbitri, ad esempio, veniamo considerati buoni arbitri se dimostriamo credibilità e responsabilità.
Positivo, buono è lo stress che sentiamo prima e durante una partita; è quello stress che ci accompagna durante gli allenamenti ad esempio, o che ci porta a studiare le squadre prima di ritrovarcele in campo..
E’ stato davvero importante quanto ci ha spiegato per più di un’ora e motivo di riflessione per il presente il futuro.
Mi sono ritrovata molto in quello che ha detto, sicuramente concedetemi l’espressione “andrea sa il fatto suo” e nn può che aver molto da insegnare e noi molto da imparare.